
“Butchers” e` una performance che nasce dalla scoperta casuale di un’etimologia, quella della danza popolare
greca Hasapikos– tuttora diffusa e praticata – che letteralmente significa danza dei macellai. ”Butchers” vuole tentare
di affondare radicalmente in questa etimologia che affida la danza ritmica ai macellai. Sottraendo
ogni oggetto della pratica e ogni immagine dell’oggetto del taglio, cioè della carne, il lavoro intende
concentrarsi su corpi che portano i segni di una pratica corporativa facendoli diventare esecutori
della danza.
In un saggio breve ma dimenticato dagli studi accademici e tradizionali, il grecista e filologo Jesper
Svenbro, ha analizzato le analogie tra il lessico della metrica nella poesia e i termini inerenti al
campo semantico della macelleria sacrificale. Il ‘taglio’ è ciò che accomuna il gesto del sacerdote
che fa a pezzi il corpo dell’animale sacrificato e il gesto del poeta che letteralmente fa a pezzi il
corpo della parola per farne poesia: dunque secondo questa ipotesi la metrica in poesia ha
un’origine organica e sacrificale e la sua scansione è ciò che nella trama del corpo del testo genera
il ritmo.
“Butchers”vuole mettersi sulle tracce organiche di una pratica rituale e cercare nella pratica attuale
del taglio della carne quel gesto remotissimo, riportando la danza ai macellai stessi, come
nell’etimologia di Hasapikos, e cercando ciò che resta di quel gesto rituale.
Ciò che è inconsapevole per i macellai, perché interiorizzato nell`abitudine della pratica quotidiana,
nel momento in cui si astrae prende maggiore coscienza e diventa materiale coreografico.
L`obiettivo di Butchers è infatti quello di estrarre e astrarre i gesti dalla pratica in sé isolandoli e enfatizzandone ritmo ed efficacia.